Giovedì 20 Ottobre verrà presentato lo spettacolo dal titolo “Et in Arcadia Ego. Uno studio sul caso Petrosino”

Giovedì 20 Ottobre alle ore 21:00, presso il Museo Internazionale delle Marionette in Piazzetta Antonio Pasqualino, 5, verrà messo in scena lo spettacolo teatrale per la regia di Rinaldo Clementi dal titolo “Et in Arcadia Ego. Uno studio sul caso Petrosino”, basato sullo scritto di Anna Maria Corradini “L’Omicidio di Joe Petrosino. Misteri e rivelazioni”.

L’iniziativa è realizzata dall’Ersu Palermo e dall’Associazione Joe Petrosino Sicilia (www.associazionejoepetrosinosicilia.com). IoStudio è media partner dell’evento.

Lo spettacolo si propone come una rivisitazione della vita e della morte del poliziotto ucciso dalla mafia a Palermo il 12 Marzo del 1909, creando dei collegamenti con la tradizione letteraria più classica.

L’azione scenica si apre con un percorso investigativo, partendo dall’evento della morte del poliziotto, presentando i personaggi più vicini ai suoi ultimi momenti e che ne descrivono la vita, chiudendo poi con due pantomime, in cui la rappresentazione è affidata unicamente al gesto, all’espressione del volto, ai movimenti del corpo, alla danza o al canto.

La rappresentazione ha inizio con un’immagine particolarmente cruda, che richiama perfettamente l’idea della violenza e dell’istintualità che sta alla base del gesto che ha portato Petrosino alla morte: sul palco viene messo in scena un atto di cannibalismo, preceduto da scene di violenza fisica, ricalcando l’idea di sopraffazione che spesso delimita la mente umana.

Le dinamiche che conducono al compimento del destino del poliziotto, sono già state viste in passato, tanto che il regista ha sapientemente ricollegato ad una delle opere letterarie più famose della letteratura italiana: “I promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. La logica de I Bravi, l’utilizzo della violenza per incutere timore e mostrare il loro potere, è tipico del pensiero mafioso ed è perfettamente radicato nella tradizione criminale.

Infine, lo spettacolo si chiude con un’azione struggente: il saluto della moglie Adelina al marito che non rivedrà mai più tornare. Anche qui la scena ha un sapore classico, richiamando la tragica separazione tra Ettore e Andromaca descritta da Omero nell’Iliade. Gli attori incantano il pubblico con un canto che sembra quasi un pianto doloroso, e che si ispira ad una ninna nanna cantata dalle madri ai propri figli per farli addormentare lungo il cammino di Auschwitz.

L’azione, carica di suggestioni spontanee, raccoglie le impressioni sul palco di giovani volontari alla loro prima esperienza teatrale, divenendo un interessante viaggio tra le corde più nascoste dell’animo umano.

Di seguito il manifesto dello spettacolo.

Manifesto